Abuso edilizio: aspetti legali, conseguenze e come sanarlo

Abuso edilizio

abuso edilizio

Abuso edilizio: normative, aspetti legali e conseguenze

Gli abusi edilizi si verificano quando vengono realizzate opere edili in violazione delle normative urbanistiche e delle autorizzazioni previste. Tra i casi più comuni troviamo:

  1. Costruzioni senza permesso: Edifici realizzati senza ottenere i necessari permessi di costruzione.
  2. Modifiche non autorizzate: Alterazioni significative di edifici esistenti senza le dovute autorizzazioni.
  3. Uso improprio: Utilizzo di immobili per scopi diversi da quelli autorizzati.

Normative Italiane: Abuso Edilizio Reato

In Italia, la normativa di riferimento per la gestione degli abusi edilizi è rappresentata dal Testo Unico dell’Edilizia (D.P.R. 380/2001). Questo testo stabilisce le regole per la costruzione, la modifica e l’uso degli edifici, definendo anche le sanzioni in caso di violazioni.

Conseguenze Legali degli Abusi Edilizi

Le conseguenze legali di un abuso edilizio possono essere severe e includono:

  1. Sanzioni amministrative: Multa e ordini di demolizione delle opere abusive.
  2. Sanzioni pecuniarie: Pagamento di una somma di denaro proporzionata all’entità dell’abuso.
  3. Responsabilità penale: In caso di abusi gravi, i responsabili possono essere perseguiti penalmente, con rischi di reclusione.
  4. Demolizione: Gli edifici realizzati abusivamente possono essere soggetti a ordini di demolizione da parte delle autorità competenti.

Regolarizzazione degli Abusi Edilizi

In alcuni casi, è possibile regolarizzare abuso edilizio attraverso la sanatoria edilizia che consente di ottenere una regolarizzazione a posteriori delle opere realizzate abusivamente, previa verifica del rispetto di determinati requisiti.

  1. Condono edilizio: Il condono è una misura straordinaria che permette la sanatoria di abusi edilizi previo pagamento di una somma stabilita dalla legge.
  2. Richiesta di sanatoria: Presentazione di una domanda di sanatoria al Comune, accompagnata dalla documentazione necessaria e dal pagamento degli oneri previsti.

Richiesta di regolarizzazione di un abuso edilizio: un caso di studio

La vicenda giudiziaria

La Corte territoriale ha confermato la decisione del primo giudice che ha riconosciuto l’imputata responsabile del reato edilizio di cui all’art. 44, lett. b, d.P.R. n. 380/2001, per aumento volumetrico di un appartamento in assenza di titolo autorizzativo, commesso a giugno del 2017.

Il difensore dell’imputata, dopo aver presentato ricorso per cassazione, procede insistendo per l’applicazione della causa di non punibilità ex art. 131-bis cod. pen. alla luce della novella introdotta con il d.lgs. n. 150/22, che ha aggiunto, quale dato rilevante, anche il comportamento tenuto dopo la commissione del reato.

L’intero procedimento è infatti nato dall’istanza di regolarizzazione del fabbricato presentato dalla stessa imputata.

La decisione della Corte di Cassazione

Tra gli elementi valutabili ai fini dell’applicazione, la Cassazione ha infatti introdotto la “condotta susseguente al reato” tra gli elementi di valutazione, risolvendo così in senso affermativo la questione dell’applicabilità ai piccoli abusi edilizi il cui responsabile abbia presentato domanda di regolarizzazione della fabbricazione, della causa di non punibilità prevista dall’Art. 131-bis post Cartabia.

A determinare tale risultato da un lato la modestia dell’intervento edilizio in oggetto (si trattava nello specifico di un minimo aumento della superficie abitabile utile) e dall’altro l’evidente condotta successiva al reato che esprimeva la volontà di regolarizzare la propria posizione.

La particolare tenuità del fatto è riconoscibile nel giudizio di legittimità e comporta la non punibilità del fatto stesso, costituendo così uno strumento importante per l’alleggerimento del carico giudiziario.

La c.d. riforma “Cartabia” (d.lgs. n. 150/2022), ha fatto emergere un nuovo elemento valutabile ai fini dell’applicazione dell’istituto, costituito dalla “condotta susseguente al reato”, oltre ad avere stabilito che l’esimente può trovare applicazione (salvo le eccezioni specificamente indicate) a tutti i reati puniti con pena detentiva non superiore nel minimo a due anni (o puniti con pena pecuniaria, sola o congiunta a quella detentiva), mentre in precedenza tale limite era fissato nel massimo a cinque anni. È indubbio che con tale riscrittura il nuovo istituto potrà trovare applicazione rispetto a un numero più ampio di reati. La norma è entrata in vigore il 30 dicembre 2022, ai sensi dell’art. 6 del d.l. n. 162/2022, ma sulla sua immediata operatività soccorre il diritto vivente, che ha da tempo precisato la natura sostanziale dell’istituto (Sez. U, n. 13681 del 25/2/2016, Tushaj). Pertanto, trattandosi di norma più favorevole, essa è applicabile anche ai fatti commessi prima dell’entrata in vigore della novella che l’ha riguardata, in virtù del principio generale ricavabile dall’art. 2, comma 4, cod. pen. (così Sez. 4, n. 15815 del 15/03/2023, n.m.).

Abuso edilizio non sanabile cosa fare

Per assistenza e tutela su questo ed altri argomenti il nostro Studio è a completa disposizione con il nostro team di avvocati penalisti e civilisti.

Frodi agroalimentari e contraffazione alimentare. Reato.

Frodi agroalimentari e contraffazione alimentare

frodi agroalimentari

Frodi agroalimentari

Con la Sentenza n. 49889 del 10 ottobre 2019, la Sezione Terza Penale della Corte di Cassazione ha condotto un’analisi dettagliata della condotta tipica prevista dall’art. 517 quater c.p., intitolato “Contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari”.

Questa norma, introdotta congiuntamente ad altre disposizioni mediante la Legge n. 99 del 2009, mira a fornire una maggiore tutela ai diritti di proprietà industriale.

Il reato in questione è di natura dolosa, procedibile d’ufficio e punibile con la reclusione fino a due anni e una multa fino a Euro 20.000. La sua configurazione coinvolge la contraffazione o l’alterazione dei segni distintivi delle indicazioni e denominazioni di origine geografica, nonché l’introduzione, detenzione per la vendita, offerta diretta ai consumatori e messa in circolazione di prodotti con segni mendaci.

La giurisprudenza di legittimità ha sottolineato la rilevanza penale della contraffazione e dell’alterazione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni d’origine dei prodotti agroalimentari, ampliando la tutela rispetto all’art. 517 c.p. che riguarda la vendita di prodotti industriali con segni mendaci. Nel contesto dell’art. 517 quater c.p., non è necessaria l’idoneità delle indicazioni fallaci ad ingannare il pubblico dei consumatori; l’attenzione è piuttosto orientata verso la salvaguardia degli interessi economici dei produttori nell’uso delle indicazioni geografiche o delle denominazioni d’origine.

La Corte ha precisato che la registrazione di un marchio collettivo ai sensi del D.Lgs. n. 30 del 2005, art. 11, non è un requisito per la configurazione del reato, e la contraffazione può integrare anche i reati previsti dagli artt. 473 e 474 c.p. Data la diversità dei beni giuridici tutelati e la mancanza di clausole di riserva nell’art. 517 quater c.p., la Corte ha respinto tale interpretazione limitativa.

Contraffazione significato

Per quanto riguarda l’elemento oggettivo del reato, la giurisprudenza predominante distingue la “contraffazione” come la riproduzione integrale del marchio e la “alterazione” come la modifica del segno, inclusa l’imitazione fraudolenta. Entrambe le condotte richiedono la creazione di una “controfigura” del marchio autentico con una somiglianza di grado elevato.

In accordo con il Regolamento (CE) n. 1151/2012, le “denominazioni d’origine” e le “indicazioni geografiche” devono rispettare disciplinari specifici per ricevere tutela penale. La Cassazione ha esteso la garanzia non solo alle indicazioni IGP/DOP ma anche alle indicazioni contenute nel disciplinare.

L’assenza di una denominazione o indicazione protetta, insieme a una composizione del prodotto non conforme, può configurare il reato previsto dall’art. 515 c.p., considerato frode in commercio, frode alimentare o frodi alimentari.

Infine, il secondo comma dell’art. 517 quater c.p. sanziona le condotte di introduzione nel territorio, detenzione per la vendita, offerta diretta ai consumatori e messa in circolazione di prodotti con indicazioni mendaci, richiedendo il dolo specifico dell’agente per trarne profitto.

Per assistenza e tutela su questo ed altri argomenti il nostro Studio è a completa disposizione con il nostro team di avvocati penalisti e civilisti.

 

Errore medico. Risarcimento danni da errore medico

Errore Medico: Aspetti Legali e Come Tutelarsi

errore medico

Errore medico rappresenta una problematica delicata e complessa, che coinvolge aspetti sanitari e legali. Comprendere le implicazioni legali di un errore medico è fondamentale per chiunque sia stato vittima di negligenza sanitaria. In questo articolo, esamineremo il significato di errore medico dal punto di vista legale e come tutelarsi adeguatamente.

Che Cos’è un Errore Medico?

Un errore medico si verifica quando un professionista sanitario, a causa di negligenza o incompetenza, commette un’azione o un’omissione che causa danno al paziente. Gli errori medici possono avvenire in diverse forme, tra cui diagnosi errate, trattamenti inadeguati, interventi chirurgici sbagliati e prescrizioni di farmaci inappropriate.

Aspetti Legali dell’Errore Medico

Dal punto di vista legale, un errore medico può costituire un caso di malasanità, un’area del diritto che tutela i diritti dei pazienti contro le negligenze mediche. Le vittime di errori medici possono intraprendere azioni legali per ottenere un risarcimento dei danni subiti.

La Responsabilità Professionale

La responsabilità professionale è un concetto chiave nella gestione legale degli errori medici. I medici e gli operatori sanitari sono tenuti a rispettare standard di cura specifici. Quando non riescono a farlo e ciò provoca danni al paziente, possono essere ritenuti legalmente responsabili. La prova della responsabilità professionale richiede la dimostrazione che:

1. Esisteva un rapporto medico-paziente.
2. Il professionista ha violato il dovere di cura.
3. Questa violazione ha causato danni al paziente.

Risarcimento danni da errore medico

Per ottenere un risarcimento, il paziente deve dimostrare che l’errore medico ha direttamente causato il danno subito. Questo può includere danni fisici, emotivi e finanziari. La documentazione accurata e la consulenza di esperti sono spesso cruciali per stabilire la causa e l’entità del danno.

Le vittime di errori medici possono richiedere diversi tipi di risarcimento, tra cui:

  • Danni economici**: coprono le spese mediche, la perdita di reddito e altri costi finanziari.
  • Danni non economici**: includono il dolore e la sofferenza, la perdita della qualità della vita e il disagio emotivo.

Come Tutelarsi

Chi crede di essere vittima di un errore medico dovrebbe adottare alcune misure per proteggere i propri diritti:

  1. Conservare la documentazione: mantenere tutte le cartelle cliniche, le prescrizioni e qualsiasi altra documentazione medica.
  2. Consultare un legale: rivolgersi a un avvocato specializzato in malasanità per valutare il proprio caso e ricevere consulenza.
  3. Richiedere una perizia medica: un esperto medico può fornire un’opinione professionale sulla presenza di un errore medico.

Come abbiamo visto l’errore medico può avere conseguenze gravi e durature, ma comprendere i propri diritti legali e sapere come agire può fare la differenza. La tutela legale è un passo fondamentale per ottenere giustizia e il risarcimento dei danni subiti.

Caso di studio

La Sentenza n. 4903 del 6 Febbraio 2023 nasce dal caso di un paziente, venuto a mancare per un edema cerebrale non diagnosticato dall’imputata.

Quest’ultima, una radiologa priva di corretta preparazione e formazione specifica, commette un errore nell’interpretare le immagini di una TAC cranica a cui il paziente deceduto si era sottoposto e lo tranquillizza circa il bisogno di effettuare ulteriori approfondimenti.

Se in un primo momento, in data 7 Luglio 2021, la Corte di appello di Torino si era espressa a favore di assoluzione perché il fatto non costituisce reato, la Suprema Corte annulla tale decisione.

La valutazione della Cassazione

L’evidente imperizia dell’imputata nell’esecuzione e nell’interpretazione della TAC viene considerata “non lieve”, dato il nesso con l’esito letale della vicenda.

In particolare la refertazione della TAC aveva portato l’imputata ad escludere la presenza di lesioni encefalitiche e di sanguinamento intracranico e a dimettere il paziente, morto pochi giorni dopo a causa di un edema cerebrale.

La Corte territoriale si è pronunciata per l’annullamento della prima sentenza, rinviando il caso alla Cassazione penale che ribalta la posizione della Corte d’appello che aveva assolto l’imputata ed evidenziato la sussistenza di una colpa solo lieve e penalmente irrilevante.

La Cassazione invece, accoglie due dei motivi alla base del ricorso della parte civile: la non corretta individuazione delle linee guide in materia di radiologia diagnostica e l’esclusione di ogni ipotesi di emorragia subaracnoidea.

La valutazione del grado di colpa

In questa vicenda la valutazione del grado di colpa risulta cruciale. I parametri valutativi derivano dalla giurisprudenza post-Balduzzi e dalle Sezioni Unite “Mariotti”.

Nel caso specifico l’errore diagnostico è netto e deriva dalla mancata interpretazione delle sfocature della TAC e dalla mancata successiva richiesta di approfondimenti neuroradiologici.

Per assistenza e tutela su questo ed altri argomenti il nostro Studio è a completa disposizione con il nostro team di avvocati penalisti e civilisti.

Maltrattamenti in famiglia. Reato Codice Penale

Maltrattamenti in Famiglia: definizione e Inquadramento Legale

maltrattamenti in famiglia

Maltrattamenti in famiglia reato

Maltrattamenti in famiglia includono una serie di comportamenti violenti e abusivi che avvengono all’interno del nucleo familiare. Il Codice Penale italiano, all’articolo 572, definisce i maltrattamenti contro familiari e conviventi come un reato specifico, punibile con la reclusione da 2 a 6 anni. Se dal reato deriva una lesione personale grave, la pena è aumentata.

Tipologie di Maltrattamenti

Dal punto di vista legale, i maltrattamenti possono essere classificati in diverse tipologie, tra cui:

  • Abusi fisici: Qualsiasi forma di violenza fisica, come percosse o lesioni.
  • Abusi psicologici: Comportamenti che causano sofferenza psicologica, come minacce, insulti e umiliazioni.
  • Abusi economici: Controllo eccessivo delle risorse finanziarie della vittima, limitandone l’autonomia.

Procedura Legale

Chiunque sia vittima di maltrattamenti può intraprendere diverse azioni legali per tutelarsi:

  1. Denuncia alle Autorità:è possibile presentare una denuncia presso le forze dell’ordine (Polizia, Carabinieri) o presso la Procura della Repubblica. La denuncia avvia il procedimento penale contro l’autore dei maltrattamenti.
  2. Ordine di Protezione: la vittima può richiedere al giudice un ordine di protezione che imponga all’aggressore di lasciare immediatamente l’abitazione familiare e di mantenersi a distanza.
  3. Tutela Legale: in tutti i casi è sempre consigliabile rivolgersi a un avvocato specializzato per ottenere assistenza legale e protezione.

Maltrattamenti in famiglia Codice Penale

La sentenza n. 32951/2023 della III Sezione Penale della Cassazione, emessa il 28/07/2023, ha portato alla luce la delicata questione dei maltrattamenti familiari e della violenza sessuale, soprattutto quando avvengono all’interno dell’ambiente domestico.

Maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale

La decisione della Cassazione ha affrontato diverse questioni sollevate dal difensore dell’imputato riguardo all’applicazione delle circostanze attenuanti nei casi di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale, quest’ultima perpetrata contro la moglie.

Procedibilità dei reati

È importante sottolineare che, per quanto riguarda i maltrattamenti in famiglia, l’azione penale è automaticamente avviata, indipendentemente dal consenso della vittima. Tuttavia, per quanto riguarda la violenza sessuale, la procedibilità d’ufficio dipende dalla presenza di specifiche circostanze o richiede la querela di parte, che una volta presentata, non può essere ritirata.

La decisione della Cassazione

La Cassazione ha respinto tutte le obiezioni sollevate nel ricorso, confermando l’orientamento giurisprudenziale sui reati in questione. Riguardo ai maltrattamenti in famiglia, è stata sottolineata l’importanza dell’abitualità della condotta, anche considerando eventuali reazioni vitali della vittima come segno di soprusi abituali. Per quanto riguarda la violenza sessuale, la Corte ha chiarito che il dissenso della vittima è sempre presunto, a meno che non vi siano prove contrarie.

La sentenza ribadisce l’importanza di un consenso libero e chiaro, anche all’interno dei rapporti coniugali, sottolineando che il dissenso della vittima può essere dedotto da molteplici fattori, senza necessariamente basarsi su riscontri fisici.

Per assistenza e tutela su questo ed altri argomenti il nostro Studio è a completa disposizione con il nostro team di avvocati penalisti e civilisti.

Deiezioni animali nell’agricoltura: smaltimento e normative

Deiezioni animali

deiezioni animali

Deiezioni animali smaltimento

Deiezioni animali: la recente sentenza della Corte di Cassazione Penale del 28 novembre 2022 ha evidenziato l’importanza della conformità normativa nell’utilizzo delle deiezioni animali nell’agricoltura, sottolineando le implicazioni della fertirrigazione e lo smaltimento corretto dei rifiuti.

La sentenza n.45113 della Corte di Cassazione Penale ha posto in risalto questioni chiave riguardanti lo smaltimento delle deiezioni animali e l’applicazione delle normative ambientali e agricole, focalizzandosi sull’azienda agricola dedicata all’allevamento di bufale e vitelli che ha proceduto allo spandimento illegale di tali rifiuti sul terreno.

Secondo l’art. 185, comma 2, lett. f) del d.lgs. n. 152 del 2006, le materie fecali derivanti da attività agricole sono escluse dalla disciplina dei rifiuti quando riutilizzate nella stessa attività, come nel caso della pratica della fertirrigazione. Tuttavia, la sentenza ha chiarito che affinché tale pratica sia lecita, devono essere rispettate diverse condizioni, tra cui l’esistenza di colture attive sulle aree interessate, la quantità e qualità degli effluenti e il rispetto dei tempi e delle modalità di distribuzione. Nel caso esaminato, l’azienda agricola ha violato tali normative procedendo allo spandimento delle deiezioni senza autorizzazione, configurando uno smaltimento illegale di rifiuti.

La decisione della Corte di Cassazione sottolinea l’importanza del rispetto delle normative ambientali e agricole nella gestione delle deiezioni animali, evidenziando la necessità di condurre la pratica della fertirrigazione nel rispetto delle regole stabilite al fine di evitare danni ambientali e violazioni della legge.

Per assistenza e tutela su questo ed altri argomenti il nostro Studio è a completa disposizione con il nostro team di avvocati penalisti e civilisti.